L’ipotesi sottesa al Modello neurofisiologico di Henri Laborit è che i disturbi emotivi e/o psicosomatici derivino da un’inibizione all’azione prolugata nel tempo.
Questa si verifica quando il sistema di inibizione dell’azione (SIA), per cui la persona non reagisce ad un ostacolo esterno ma scarica dentro di sé le reazioni di attacco e fuga, prevale sul sistema di attivazione dell’azione (SAA) che consente l’allontanamento (fuga) da uno stimolo esterno percepito come minaccioso e l’avvicinamento o l’attacco (lotta) verso uno stimolo esterno percepito rispettivamente come attraente o distruttivo.
A livello di intervento terapeutico l’obiettivo è la disinibizione dell’azione, a partire dai gesti, dai movimenti e dalle azioni del paziente, connessi a pensieri e vissuti emotivi che potranno esssere esplicitati ed espressi.
Integrando il modello di Laborit con quello di Gellhorn, possiamo affermare che i disturbi emotivi e/o psicosomatici derivano da un’inibizione all’azione prolungata nel tempo che blocca il normale funzionamento di alternanza tra simpatico e parasimpatico.