Secondo il metodo Biosistemico, lo sviluppo personale richiede due fasi:
1. L’esplorazione e l’approfondimento delle emozioni
2. La costruzione per il futuro
Durante la prima, l’esplorazione delle emozioni (angoscia, paura, delusione, tristezza, rabbia ecc), il cliente è incoraggiato a confrontarsi, in misura graduale e tollerabile, con i sentimenti che sono alla base della sua sofferenza.
L’accoglienza e il non-giudizio del terapeuta gli permettono di “entrare” nelle immagini, nei pensieri, nelle sensazioni del corpo e nelle emozioni connesse ai vissuti dolorosi.
L’approfondimento delle emozioni, poi, con successivo ripristino del corretto funzionamento dell’intero sistema, porta il cliente alla sensazione di sollievo. E’ questa forse la fase più delicata e cruciale del processo terapeutico, dato che il lavoro si concentra sui contenuti profondi del vissuto personale per coglierne i punti di lacerazione e di strappo, e per cercare una ri-connessione dalla radice.
Di qui comincia la seconda fase, la costruzione per il futuro, durante la quale il paziente si interroga su come agire, su quali iniziative intraprendere nel futuro per superare o, almeno, diminuire il suo problema.
La scelta operata dal paziente rispetto a diverse alternative possibili, viene, all’interno del setting, simulata ed espressa ovvero praticata. Varie tecniche espressive (psicodramma, role-playing, gesto chiave, ecc.) vengono utilizzate per “trasformare una buona intenzione in un’azione reale”: ciò crea una memoria corporea che infonde sicurezza al paziente, in quanto esperienza vissuta “come se” fosse nella realtà.
In questo modo il lavoro emotivo crea un ponte verso la vita quotidiana in cui verranno intrapresi i cambiamenti concreti.